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30 giugno 2005

 

Corato

Oltre ottanta fotopetizioni, discreta raccolta fondi, interesse, qualche contatto da sviluppare in seguito: sono questi i risultati della nostra presenza per la Campagna ControlArms a Corato, domenica 26 giugno.
Anche qui, come già a Barletta e Andria, abbiamo raccolto le facce di quanti vogliono aderire alla nostra campagna per chiedere un freno alla proliferazione incontrollata delle armi. L'obiettivo è arrivare a un milione di facce in tutto il mondo e a questo fine sono impegnati tutti i gruppi amnesty del pianeta! Nel nostro piccolo, noi del gr180 siamo a quasi 250 foto....
Presto le foto raccolte saranno pubblicate sul sito internazionale della campagna.
Un grazie al Circolo ARCI 'La locomotiva' per la preziosa collaborazione.

29 giugno 2005

 

Un articolo da 'Liberazione' (il quotidiano)

Indipendenza dal Marocco, da maggio è iniziata una vera e propria intifada. Durissima la repressione di Rabat
Esplode la lotta Saharawi:proteste, arresti e torture
Paolo Pobbiati*
Ancora notizie drammatiche dal Sahara occidentale: i Saharawi continuano a essere vittime di violazioni dei diritti umani.
Le manifestazioni in favore dell'indipendenza si fanno sempre più intense: dal 21 maggio è iniziata una vera e propria intifada. Le proteste, iniziate pacificamente, sono diventate violente a partire dal 24, quando i manifestanti hanno dato fuoco ad alcune bandiere marocchine, lanciando pietre e bombe. Sembra che la polizia abbia fatto un uso eccessivo della forza per disperdere le manifestazioni, concentrate nella cittadina di Al Ayoun.
Sono scesi a centinaia in piazza per reclamare l'indipendenza, e sono state sventolate decine di bandiere della Repubblica democratica araba sahrawi. Il 17 giugno è stata una giornata critica: la manifestazione organizzata per commemorare il massacro di Zemla (il 17 giugno 1970 la legione spagnola aveva represso una manifestazione saharawi indipendentista) è stata a sua volta repressa.
Alcune persone torturate hanno chiesto assistenza medica e certificati che denunciassero i maltrattamenti ricevuti, ma nessuno è riuscito in questo "scomodo" intento. Oltre cento persone sono state arrestate: tra queste 90 sono state rilasciate, ma circa 25 sono state incriminate con l'accusa di cospirazione, di disturbo dell'ordine pubblico, di vandalismo. In molti hanno denunciato di essere stati torturati dalla polizia o dai servizi segreti che volevano estorcere loro confessioni, che molto probabilmente saranno utilizzate in processi che mancheranno degli attributi fondamentali di imparzialità e giustizia.
Amnesty International è seriamente preoccupata e ha chiesto, in occasione dell'inizio dei processi contro i responsabili delle dimostrazioni, che vengano effettuate indagini imparziali sulle denunce di tortura e maltrattamenti. Secondo la Convenzione Onu contro la tortura, a ogni denuncia di tortura dovrebbero seguire indagini immediate, efficaci ed imparziali, ma il Marocco, che pure sta facendo passi in avanti nel campo dei diritti umani, sembra seguire i vecchi metodi repressivi quando si tratta del Sahara occidentale.
Altro problema insoluto è la libertà di stampa, che sembra impossibile esercitare sul "tabù" Sahara occidentale: numerosi giornalisti stranieri sono stati espulsi, nel tentativo da parte delle autorità di evitare servizi giornalistici e informativi riguardanti il territorio. Anche Reporters sans frontières ha denunciato le condizioni in cui sono costretti a lavorare i giornalisti saharawi o i giornalisti stranieri che si occupano di Sahara occidentale.
Lo scorso dicembre, proprio mentre era in corso una visita di Amnesty International in Marocco, le autorità di Rabat hanno negato a un gruppo di attivisti per i diritti umani saharawi di registrare la loro associazione.
Nulla di nuovo sotto il sole dunque. Il Marocco si è annesso il Sahara occidentale nel 1975, e da allora esso è stato terra di ripicche, di contese, di manovre politiche, con un'unica nota comune: l'indifferenza per le esigenze del popolo che da sempre ha vissuto in questa area. Un popolo, però, così orgoglioso, da non poter subire indifferente la sorte di "terra di nessuno" a cui la politica lo stava relegando.
Immediatamente sono nati movimenti di indipendenza concretizzatisi poi nel Fronte Polisario, per tradizione sostenuto dall'Algeria. Il Polisario proclamò la nascita, in territorio algerino, della Repubblica democratica araba saharawi già nel 1976. Questo estremo atto di ribellione ha scatenato l'immediata reazione del Marocco, che ha dato avvio alla costruzione di linee di difesa elettroniche lungo i 1.600 chilometri di confine con Algeria e Mauritania. Alla fine degli anni '90, le parti in lotta si sono infine accordate per risolvere la questione chiamando la popolazione Saharawi a esprimersi attraverso un referendum. Da tempo sono state identificate le persone aventi diritto al voto, ma gli anni passano e le speranze si affievoliscono.
Dopo la nomina a rappresentante dell'Onu per il Sahara occidentale di Alvaro de Soto (che ha sostituito James Baker, dimessosi dall'incarico), sembravano aprirsi nuove possibilità: si parlava di una terza strada che avrebbe consentito al Sahara occidentale una forte autonomia all'interno del Marocco, ma se da un lato il Polisario non ne sembra entusiasta, dall'altro il re del Marocco Muhammad VI, in occasione dell'anniversario della Marcia Verde, con cui il popolo marocchino invase pacificamente il Sahara occidentale, ha ribadito che questo è parte integrante del territorio marocchino.
Tutto ciò pesa soprattutto sui Saharawi che vivono da quasi 30 anni nei campi: problemi di approvvigionamento di acqua, di scolarizzazione e tutte le forme di estrema precarietà sono ormai pane quotidiano.
Amnesty International continuerà a seguire la vicenda, nella speranza che la comunità internazionale riesca a dare una sterzata a questa situazione ormai di stallo da fin troppo tempo.
*presidente Amnesty International Italia

27 giugno 2005

 

Presentazioni


Salve a tutti! Sono Ruggiero del gruppo 180 (Andria-Barletta-Trani) di Amnesty International Italia. Il nostro gruppo aveva un sito, un tempo....oh, era bellino, con la colomba e la candela e tutto....ma lo sapete che ci vuole a tenere aggiornato un sito, con le pagine html e il resto....ora, figuratevi, si è pure perso nei meandri della rete....ooops, la pagina che cercavi di aprire non esiste!
Comunque, bando alle ciance. Spero che uno strumento più agile come un blog possa consentirci di avere una nostra finestrina sul web, con meno fatica.
Cercheremo di informare delle nostre iniziative e di parlare di diritti umani.
Cià!

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