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31 agosto 2005

 

Furgoni e diritti umani


Secondo notizie di stampa, il gruppo italiano Iveco ha querelato il partner cinese Changzhou Changjiang Bus Group (Cbc).
La compagnia italiana ha accusato l'azienda, con la quale ha una joint venture al 50%, di appropriazione indebita di oltre 122 milioni di yuan (oltre 12 milioni di euro) e ha annunciato di aver bloccato la produzione di veicoli industriali. “Questa vicenda ha un risvolto amaro, poiché metterà in difficoltà i lavoratori impiegati negli stabilimenti” – ha dichiarato Andrea Matricardi, vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International. “Ma ha anche un involontario aspetto positivo: potrà finalmente fermare la vendita di veicoli Daily Iveco ai tribunali cinesi i quali, come riferito più volte da varie fonti locali, sono utilizzati come camere mobili di esecuzioni delle condanne a morte”.
Nel dicembre 2003 la Sezione Italiana di Amnesty International aveva scritto alla Fiat segnalando le inaccettabili violazioni dei diritti umani connesse alla vendita dei propri furgoni Daily. La direzione dell’azienda torinese si era limitata a replicare che non era in grado di verificare l’uso dei propri veicoli commerciali da parte dell’acquirente.

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